Lavorare per competenze …♀

Quando ad una giovane pallavolista viene intentato un processo per danni dalla sua società, perché aspetta un bambino (https://www.lastampa.it/sport/volley/2021/03/09/news/pallavolista-resta-incinta-la-societa-le-chiede-i-danni-l-incredibile-vicenda-di-lara-lugli-1.40004950), vuol dire che il “gender gap” non si è affatto ridotto: l’ONU dell’Agenda 2030 (obiettivo 5), di fronte ad una notizia del genere, decreterebbe il fallimento dell’applicazione dei suoi principi nella vicenda in questione. Certo! Questo è un problema! E riguarda la disparità di trattamento fra uomo e donna rispetto a diritti e opportunità.

Ma, ancora più drammatica è la situazione delle bambine e delle ragazze, se rivolgiamo l’attenzione a quella parte del mondo (Rajasthan, in India; Niger; Bangladesh; Albania – https://www.unicef-irc.org/publications/pdf/digest7i.pdf), dove i vincoli a danno del genere femminile e i limiti di accesso alla società sono giuridicamente validi: le spose bambine, non dimentichiamolo mai, sono private non solo della loro infanzia e della loro adolescenza, ma anche del diritto di scegliere chi amare. In questi contesti, molte donne sono vendute, sono merce di scambio sulla base di accordi fatti tra famiglie: lo sposo, dopo aver “versato” una dote a favore dei futuri suoceri, stila con essi un contratto matrimoniale, che spesso resta del tutto estraneo all’interessata, soggetto-oggetto di negoziazione.

 

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