Blockchain, tecnologia al servizio della cripto-intraprendenza

Chissà cosa avrebbe pensato Michelangelo, se gli avessero detto che, in un futuro non così troppo lontano, le opere d’arte non sarebbero state più affrescate sulle volte delle chiese o affisse nelle gallerie, ma sarebbero diventate eteree e, allo stesso tempo, esistenti e acquistabili! Come? Non più con oro o borse stracolme di fiorini, bensì con altre valute, anch’esse totalmente immateriali e conservate in “strutture dati” più sicure delle banche.

Questo lo scenario dell’attuale mercato artistico emergente che, da fenomeno di nicchia, è divenuto un vero e proprio business, che frutta centinaia di bitcoin

Usiamo il verbo “fruttare”, proprio perché la valuta in questione, una criptovaluta in realtà, inventata nel 2009 da Satoshi Nakamoto (pseudonimo…infatti il nome dell’inventore non è conosciuto da nessuno), prima condannata e addirittura deregolamentata, ora è diventata un “bene rifugio”, come l’oro; si potrebbe dire che sia destinata a diventare un vero e proprio pezzo della finanza e, quindi, ad inserirsi in una dimensione sistemica di compravendita fruttuosa. Tant’è che, per tornare alla criptoarte, gli investitori, grazie alla tecnologia della Blockchain, sono sicuri di acquistare prodotti digitali non replicabili, unici, che gli artisti possono firmare. 


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