Alesia💚 - «Impressioni, Eventi, Momenti rapiti al flusso incessante dei giorni» rivivono nel Varco luminoso di Villa de Capoa.




Alesia: la forza dell’amore diventa parola e memoria. Per la rubrica “Alesia e i suoi compagni di viaggio” ospitiamo il prezioso contributo dell’amica Daniela

“Clamori”, «..il mondo è piccolo, il mondo è grande» (Franco Battiato) – Anna Corallo, promotrice e ospite della Rassegna, con la sua raccolta di poesie, “Frammenti di luce dalla notte ferita”, incanta la platea e dà luce alla sua Anima.

Non si può essere poetesse se non si è eroine. Anna Corallo lo è: avvocatessa e presidentessa dell’Associazione Alesia2007 Onlus, l’autrice nasce a Campobasso da madre campobassana e padre napoletano, nel cuore del centro storico; dopo la maturità Classica, si trasferisce a Firenze, terra di elezione e formazione universitaria, dove vive con il coniuge nella campagna fiorentina. Al legame forte con le sue origini fa da contraltare l’Amore per la Russia e per Mosca, dove adotta, con il coniuge Claudio Calcinai, Alesia, figlia amatissima che Anna, dopo il gesto estremo compiuto dalla ragazza all’età di 15 anni, continua a stringere forte tra le sue braccia e a sentire nelle sue cellule, tanto che, attraverso il Canto e la Poesia, la Corallo riesce a creare «Ponti di Luce» (A. Corallo), in una sorta di trait d’union tra il suo Io e la sua Adorata Figlia, l’Altro e il Mondo. Insomma, chi conosce, ascolta e legge Anna entra, naturalmente, in comunicazione con Alesia.

L’Associazione, con sede a Firenze, vede tra i soci onorari, nonché fondatore, il professor Gustavo Pietropolli Charmet (Istituto Minotauro – Milano) e nasce, in Memoria di Alesia, per combattere il disagio giovanile, in sinergia con un’equipe di esperti (psicoterapeuti, educatori) specializzati nel trattamento di soggetti in età evolutiva e di adulti di riferimento.

Come allora non pensare alla mission dell’Associazione? « La bellezza salverà il mondo» (motto di “Alesia”, tratto dal romanzo “L’idiota” di F.M. Dostoevskij). Il mondo appartiene, infatti, soprattutto ai giovani, a cui dobbiamo lasciare la nostra responsabile eredità e, se quel male strisciante del disagio, spesso sottovalutato, non viene subito percepito come un campanello d’allarme, il rischio è che proprio i potenziali “Uomini del domani” rimangano, invece, invischiati in problematiche molto complesse.

Non a caso, dunque, le presentazioni di libri previste dalla Rassegna “Clamori” sono state inaugurate, il 21 luglio, dalle poesie di Anna Corallo.

Le liriche della Corallo, tratte da “Frammenti di luce dalla notte ferita” (Edizioni SED, 2018), sono corredate dalle immagini dell’artista fiorentino Leonardo Papi (“Artistiglio”). Assoluta, evidente è la corrispondenza tra testo e raffigurazione: infatti, come la poesia, anche la fotografia e l’immagine astraggono l’essenziale dalla mente, dagli occhi e dal cuore, per fermare un’emozione, un gesto, «un attimo, folgorante, unico, irripetibile» (Leonardo Papi).

Ma proviamo insieme a “sfogliare” le pagine della raccolta …non possiamo che rimanere attoniti e rapiti.

“Notte di luna” è, ad esempio, una delle poesie del libro significativa soprattutto in virtù del fatto che richiama il titolo generale. Ecco il testo:

«La Notte emana un Tepore / come un caldo Abbraccio / di tenero Amante. / Il Cielo a Cristallo / bleu cobalto / freme di Luci, / piccole e distanti. / Un tempo sospeso, di Sogno / sorride alla Luna / sdraiata, che danza.»

Le parole che, leggendo i versi, potrebbero venire in mente sono “desire for silence, moon and poetry”. “Pensiamo” in inglese semplicemente per sentirci parte di una dimensione cosmica e cosmopolita, per dire che tutto l’Universo, attraverso la comunione con la Natura e con la Poesia, può trovare frammenti di luce. Sebbene, dunque, la vita spesso ci riservi il buio e la notte, dobbiamo lottare per riuscire ad aprirci i nostri Varchi rassicuranti, dentro e fuori di noi, partendo da noi e coinvolgendo poi gli altri: l’Associazione Alesia 2007 Onlus, infatti, è nata proprio con questo scopo.

La raccolta, inoltre, canta la meraviglia del ritrovarsi di un cuore che “erra” in solitudine (il viaggio richiamato può essere reale o metaforico) e non solo prova un luminoso moto di speranza ma, in fondo, sa anche che riuscirà a impadronirsi, nel tempo, del giusto equilibrio interiore, tanto che questa sorta di “certezza” gli dà emozione (“Canto di un cuore errante”); la poetessa non trascura, peraltro, il potere comunicativo degli occhi: il loro linguaggio non muore mai, in quanto essi trattengono il dolore e la rabbia, rappresentano la vita vissuta, la stanchezza, la protesta, le ingiustizie subite. Ma gli occhi stupiscono. Sempre. (“Una mattina per strada incontro una donna”); sono poi considerati, con delicatezza di analisi, gli esuli. Migranti? Esuli dalla vita? Alienati? Tutti, in fondo, attraversano una fase di “esilio” nella loro vita. Ma poi rinascono, più forti e più felici. Infatti, la Bellezza della poesia “Esuli” sta proprio nel riuscire a dialogare con il lettore che vi trova i suoi, e solo suoi, significati. La poesia “Incanto” inizia con le parole “Dolce sera di Maggio/ Le parole di Dante/ sono Musica;”/. Dante è protagonista, così come Firenze, insieme ai valori dell’Amicizia, dell’Amore, della Bellezza e della Fede, che comunque è stata fonte di ispirazione: «che qual vuol grazia e a te non ricorre, / sua disïanza vuol volar sanz’ali» (Par. XXXIII vv. 14-15). Per avere la Grazia, ci dice l’Alighieri, è necessaria l’intermediazione della Vergine, altrimenti si è sforniti di ali. Ma, ovviamente, Dante è intramontabile: a Firenze, in occasione del 700° anniversario  dalla sua morte, l’autore è stato omaggiato con il concerto “L’arte del canto: Dante e la musica”, organizzato dagli “Amici della Musica” di Firenze; il 22 maggio, infatti, l’Associazione ha organizzato, presso il Teatro della Pergola, un concerto che ha rievocato le musiche dei trovatori francesi e di anonimi italiani dell’epoca interessata, attraverso un excursus tra le musiche di quei poeti che proprio Dante cita, perché ben conosce, innalzandoli a suoi Maestri.  Gli “Amici della Musica”, nati nel 1920 come una delle più antiche e prestigiose realtà concertistiche italiane, hanno contribuito allo sviluppo della cultura musicale nel nostro Paese, attraverso l’organizzazione di appuntamenti concertistici ritenuti, sin dall’inizio, di rilievo internazionale. Però, la lirica della Corallo inizia con un tramonto suggestivo, incantevole, trasposto in poesia, e in essa si respira non solo Musica, ma anche Condivisione e Socialità, Letteratura e Arte. Humanitas e Realtà vissuta nell’Autenticità sono, infatti, le “occasioni” da cui essa è nata.

A chiusura del nostro percorso, non può essere tralasciata la poesia “Tra coraggio e paura”. Molte le suggestioni. Significative. A emergere sulla scena della lirica è il Ritorno di due “Cuori in tumulto”. Si può pensare, addirittura alla “Tregua” di Primo Levi. I passi dei due giovani sono sì “titubanti”, ma anche strenuamente “decisi” a ritrovare la loro vita e a ricostruire il loro futuro. Sono due reduci del dolore. Hanno sofferto. Le loro “Membra ormai stanche”, i loro “Volti stremati” sembrano aver attraversato e superato il Male.

La presentazione del giorno 21, sicuramente forte e partecipata, ha visto anche l’intervento, a chiusura, anzi, potremmo dire, ad anello, proprio in considerazione dello scopo di “Alesia”, dell’avvocatessa di Campobasso Maria Calabrese, che ha letto il passo che chiude il romanzo “Almarina” di Valeria Parrella (Einaudi 2019). Esiste Nisida. I minori detenuti in quest’isola di fronte a Napoli possono avvalersi dell’istruzione come forma di accudimento e di riscatto. Ed è proprio quello che accade ad Almarina che, violata dal padre, strappata all’affetto della madre e del fratello, condotta a Nisida dalla Romania per un lieve reato, trova il suo varco in Elisabetta Maiorano, la sua professoressa di Matematica. Si tratta di due sensibilità forti che si incontrano: a Elisabetta è stata negata la maternità (non ha avuto figli e suo marito è morto prematuramente), ad Almarina gli affetti. Ma l’incontro è produttivo per entrambe, perché l’una fa un percorso di adozione, l’altra cresce e si riscatta, fino a sentirsi libera di puntare il suo compasso al centro del suo foglio e disegnare l’ampiezza del suo cerchio: «Saranno stati unguenti da farmacista o pozioni stregate, da dentro il corpo di Almarina in vincoli è uscita Almarina libera. Il mio professore di geometria, del resto, diceva sempre che devi puntare il compasso da qualche parte, per capire quanto ampio puoi disegnare il cerchio, e Almarina sta lì, giusto al centro».

Daniela Di Claudio, 28/07/2021

NOTA BIOGRAFICA DELLA PROF.SSA DANIELA DI CLAUDIO

Tra Vita e Ironia

L’insegnante parla solitamente agli altri. Ma, prima di farlo, deve guardare dentro di sé.

Insegno con il cuore, con il rigore e, in assoluta sincerità, credo di essere nata “insegnante”.

La Scuola e le classi sono casa mia. Gli studenti rappresentano, nello stesso tempo,  il mio altruismo e la mia affermazione.

Nata nel lontano 1972 a Campobasso, ho vissuto la mia infanzia e la mia adolescenza tra il Castello Monforte, Villa de Capoa, il Corso, la Pallavolo e, soprattutto, la Scuola, fino alla maturità classica: il mio primo cammino di Vita è stato costellato di  gioia, calore familiare e solarità amicale.

Poi, Pisa: Corso di Laurea in Lettere Classiche (mitico Palazzo Ricci..) e Diploma di Laurea in Filologia Classica Greca. Necessaria, ahimé, l’abilitazione all’insegnamento (quattro anni di Corsi di Specializzazione, tra Abruzzo e Molise). In realtà, mi sentivo già “abilitata”… ma la “burocrazia” chiede altro … chiamiamola così, per non essere pedanti!

La mia vita, in ogni caso, è stata, è e sarà un lifelong learning. E la mia curiositas si fa sempre più urgente.

Nel 2000, non solo nasce la mia amatissima figlia, ma inizio a esercitare la professione di docente, senza però avere ancora ottenuto quelle tutele giuridiche sufficienti per crescerla in piena autonomia … Santi Nonni!

Oggi, insegno Materie Letterarie e Latino presso il Liceo Scientifico “A. Romita” di Campobasso. Ma sento di voler andare avanti. Quale la direzione? Da scoprire! Gli studenti sono parte della mia vita. Difficile riuscire a staccarsi da chi ha bisogno del tuo supporto e, nello stesso tempo, ti restituisce, anche a volte inconsapevolmente, una sorta di “stato di grazia”: gli occhi degli studenti, infatti, riflettono la gioia che ognuno di noi ha vissuto (magari vive e vivrà) e custodisce come un dono prezioso nella propria anima.

Amo scrivere, leggere Calvino e tutta la poesia autentica; amo parlare (anche troppo…), scherzare e condividere i miei pensieri. Ma, a volte, ricerco la solitudine, per trovare dentro di me le risorse da regalare agli altri e per essere, a mia volta, arricchita nell’incontro con il Mondo.

                                                          

 

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