“Vincere”.... Un Varco Verso il Bene

 

Link articolo 

https://ilmanifesto.it/a-kabul-il-fallimento-mascherato-delloccidente/


  

L’articolo di Alberto Negri riassume le fasi salienti della guerra in Afghanistan e mira a screditare l’attendibilità delle informazioni diffuse dal New York Times che ha appoggiato Biden nella sua campagna elettorale. Inoltre, tra le righe si coglie il tono polemico nei confronti del Presidente stesso: gli afghani, lasciati al loro destino, avrebbero davvero potuto respingere i talebani?

La “strategia” attuata? Demandare ad altri responsabilità “globali”, che invece si sarebbero dovute assumere l’Onu, la Nato e la Federazione più “forte” nell’ambito dell’Alleanza Atlantica (gli Stati Uniti, appunto). Ma i Paesi dell’Occidente, inerti, hanno mirato alla tutela dei propri interessi politici ed economici.

Cosa hanno dovuto pagare gli afghani? E, in particolare, cosa hanno pagato le donne che, dopo aver lottato duramente per rivendicare il diritto allo studio e all’autodeterminazione, vedono i propri diritti calpestati?

Molti dei temi trattati nell’articolo di A. Negri rimandano al romanzo-favola metropolitana “Edelweiss” di Marco Ursano: la guerra, la corruzione, il cinismo e la violazione dei diritti umani.

I pensieri del mercenario, le sue riflessioni, il suo dissidio lo confermano: 

“E tra quegli anfratti di memoria smarrita, affioravano, dapprima timide, poi con prepotenza, domande che non si era mai posto. Quando era iniziato? Cosa aveva provocato quel cambiamento in lui? Prima era uno studente universitario e dopo si era trovato a maneggiare armi ed esplosivi in Paesi sconosciuti al servizio di signori della guerra e di governi corrotti. Quanto tempo era trascorso tra la perdita dell’innocenza e l’accettazione del male? Mesi? Anni? Non lo sapeva. Non se lo ricordava.”

Nel capitolo “Ti guardo dormire”, il mercenario si sente quasi in dovere di comprendere le cause del suo profondo cambiamento interiore. Infatti, si chiede: quando era iniziato?; in realtà, la risposta a questa domanda non gli è chiara: forse quando ha picchiato il suo professore che molestava le studentesse? O forse durante i primi anni del servizio militare? L'unica sua certezza è rappresentata dalla sua repentina involuzione.

A tutti noi può accadere, quando ci “scopriamo” improvvisamente diversi da quello che siamo sempre stati, di guardarci dietro e di non riconoscerci nelle azioni compiute, nelle emozioni provate e, persino, nei pensieri che nutriamo. Anche i sogni cambiano (il mercenario, ad un certo punto della sua esistenza, comincia a sognare città bombardate).

La vita umana è un percorso. Accidentato o meno che sia, esso impone all’uomo scelte da fare, magari anche difficili, soprattutto se comportano rinunce.

Cos’è la vita? L’uso della metafora del viaggio può darci la risposta. E proprio la vita spesso sottopone l’uomo a sfide e prove difficili, imponendogli di cambiare, a causa di processi del tutto imprevedibili; ogni giorno, tutto ciò che è intorno a noi si trasforma: cambiano le condizioni nelle quali viviamo e le persone che ci sono vicine; ma, in fondo, proprio in virtù di ciò, possiamo imparare a superare i problemi e a riconoscerci in nuovi aspetti della nostra identità. 

Certo! Il cambiamento spaventa poiché ci costringe a un confronto con noi stessi. Ma bisogna accoglierlo, accettarlo, in prospettiva di una crescita personale sempre più armoniosa ed equilibrata, ma anche come una sorta di svolta, carica di energia positiva, rispetto alla monotonia e alla ripetitività del quotidiano. 

Purtroppo, questo non  è il caso del mercenario. Egli anela, in fondo, ad un riscatto. Ma le sue azioni sono imperdonabili, anche per la sua stessa coscienza! Seppure l’uomo tenti, in extremis, di percorrere un cammino di redenzione, il suo destino non è semplicemente accidentato, ma fallimentare. 

Il libro insegna quanto sia necessario per ognuno sapersi assumere delle responsabilità. Nessuno può farlo al posto nostro! Nessuno può essere "legittimato" a decidere sulla vita dell’altro! 

Anche il mercenario ha fatto delle scelte, ma esse erano semplicemente sbagliate.

Sicuramente esiste il fallimento, ma per l’uomo deve sempre esserci una possibilità di riscatto, in quanto una scelta non può determinare l’intero corso della sua vita. D’altra parte, “si impara soffrendo” (Eschilo, “Agamennone”); si impara dai propri errori, fino a trovare le giuste soluzioni.

Dobbiamo credere, così come Edelweiss, che il Bene, seppure turbato dal Male, possa vincere, con ostinazione, delicatezza, autenticità e possa aprire varchi per chi rischia di cadere.

 

 

 

                                                                           Mariagrazia Cioccia, 4 G

                                                                                    Liceo Scientifico “A. Romita”  

                                                      Campobasso

 

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